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Roberto De Ioris roberto at unbit.it
Tue Jun 24 23:51:14 PDT 2014


Il 2014-06-25 08:20 Fabio D'Alfonso ha scritto:
> Buongiorno,
>  che lo si usi non c'è dubbio, è vivissimo. Le iniziative come il
> Workshop forse risentono di partizione in linguaggi che forse non è
> più attuale come una volta. Già il programmatore, più programma e
> più gli riesce, e meno si interessa di cosa usa: è una
> semplificazione, ma il programmatore come l'interprete Paolo Maria
> Noseda, più diventa bravo e meno si interessa di che lingua traduce,
> e si preoccupa di quanto bene lo fa, arabo, francese, olandese non
> importa, gli interessa il risultato.
>  Sei un interprete quando interpreti a prescindere dal linguaggio, e
> ne impari uno nuovo, per semplficare, più o meno quando ti serve.
> 
>  Perciò anche Noseda, se va ad un workshop sulla traduzione dello
> spagnolo ci può andare solo con la prospettiva di un fan, che non ha
> uno specchio nella sua prospettiva di professionista.
> 
>  Può avere un senso continuare con queste iniziative se si promuove
> comunque un clima business oriented a prescindere, che parli di Perl:
> a Bologna c'è stato un stravaccamento e un vagare senza meta, che non
> si è visto nemmeno ad un orientamento scolastico tra diploma e
> università.
>  Certo che uno non ci torna.


Con tutto il rispetto, non e' quello che ho visto io, se poi per 
"stravaccamento" intendi fare gruppetto
e chiacchierare di cose che non siano perl, beh e' quello che succede in 
tutte le conferenze ed e' il motivo
per cui io (e ti assicuro tanti altri) ci vanno.

La mia vita' e' un parlare a fare business tutto il giorno, questi 
eventi sono l'unica occasione per svagarmi
con gente che ha i miei stessi interessi e con cui magari allacciare 
rapporti che poi svociano in collaborazioni
lavorative (inoltre sono gli unici posti dove mia moglie mi lascia 
andare senza farmi sentire in colpa ;). Per me i talk
(e ti parlo da speaker) sono solo una piccolissima parte dell'evento.

Secondo me l'unico problema grosso e' stata la poca affluenza, ma e' una 
tendenza comune (quest'anno a pycon c'erano poco piu' di 100 persone).
Bisogna coinvolgere i giovani, molti studenti (anche unviersitari) non 
hanno la minima idea che il mondo della tecnologia e' fatto anche (e 
soprattutto)
di community, che spesso (se non sempre) e' cio' che traina un prodotto.

-- 
Roberto De Ioris
http://unbit.com


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